Sono da sempre appassionata al tema della morte e del morire, forse perché umanamente è una delle più grandi paure dell’uomo o verosimilmente la più grande, ma certamente perché ho vissuto sula mia pelle la grande forza trasformatrice del processo di morte e rinascita, grazie al quale l’uomo può morire in vita e ripercorrere un camino di rinascita in processi ciclici di purificazione e nuova vita (Come diceva Abraham di Santa Clara, un monaco agostiniano del XVII secolo: “L’uomo che muore prima di morire non muore quando muore”).

La Morte come esperienza di separazione e perdita o come occasione di trasformazione e rinascita, è per l’uomo foriera di insegnamenti e profonde consapevolezze interiori su tutti i livelli della coscienza, tanto da essere considerata in tutte le culture ancestrali e tradizionali maestra e compagna di vita oltre che guida nel cammino dell’evoluzione, sia nei suoi aspetti reali e concreti (in termini di fine dell’esperienza incarnata), che nelle sue pieghe simboliche.

Siamo tutti accompagnati dalla Morte in ogni istante della nostra vita, poiché in ogni attimo qualcosa di noi muore per trasformarsi e rinascere e permettere la nostra continua evoluzione.
Ogni passaggio ci chiede di lasciare qualcosa. Ogni passaggio ci chiede di lasciare qualcosa, di abbandonare parti di noi, di affrontare l’esperienza della morte. Come insegna Madre Natura, ogni seme deve morire se vuole affrontare la trasformazione che lo vedrà diventare germoglio e poi pianta, così da raggiungere il sole. Se solo il seme si rifiutasse di affrontare il dolore della sua morte, nessuna foglia, nessun frutto, nessun fluire di vento fra i rami potrebbe esistere. Se il seme non accettasse di morire, non potrebbe permettere alla vita di rinascere. Sono diversi i modi con cui la morte entra a far parte della nostra esperienza: lutti, allontanamenti e separazioni, cambiamenti di vita più o meno improvvisi e imprevisti, scelte che modificano le nostre condizioni esistenziali. In ogni istante, del resto, qualcosa di noi muore per trasformarsi e rinascere, in un continuo processo di evoluzione.

La risposta che la Vita ci chiede è quella dell’apertura al dolore, quella della capacità di riconoscere quando aprire le porte a Signora Morte e permetterle di fare pulizia e sacrificare (dal latino “sacrum facere” rendere sacro) il nostro mondo interiore per rinascere a nuova vita.

A seguito di questa chiamata, e sostenuta dagli strumenti della Biotransenergetica e dalla possibilità di gestire un Centro Om a Brescia, mi occupo di proporre gruppi intensivi in cui vivere esperienze di Morte e Rinascita attraverso il contatto con le forze archetipiche e gli strumenti dello sciamanesimo afrobrasiliano.
Circa due o tre volte l’anno organizzo intensivi di più giorni nel cuore della Natura Madre, a contatto diretto con le forze della Grande Madre sostenitrice Nanà, grazie al sostegno della forza trasformatrice del fuoco, la forza liberatrice del vento, la forza tranciante del metallo, la forza generatrice e purificatrice dell’acqua (in Toscana, in Val Camonica, in Val Sabbia) per fare esperienza della rinascita profonda ottenuta grazie al coraggio di lasciare andare.

Settimanalmente, per chi non si sente pronto per immergersi totalmente negli intensivi, conduco gruppi di guarigione interiore attraverso lo strumento del Corpo del Sogno, guidando così i partecipanti a contattare le qualità archetipiche e spirituali delle Forze Elementali, nel processo di rinascita.
Organizzo gruppi di lavoro specifici sul tema della Morte e del Libro tibetano del Vivere e del Morire (Bardo Thodol), con lo scopo di accompagnare le persone a vivere profondi processi di morte e rinascita in vita e ad affrontare il delicato e spaventoso tema della morte.